Il cauto fruscio di una porta che si apriva fu assorbito dal silenzio della notte. Una figura indistinta scivolò rapidamente nel corridoio. Un attimo come per orientarsi nel buio poi l’uomo avanzò sicuro sul folto tappeto del corridoio.
Entrò in una stanza. Su un tavolo, un telefono. Compose rapidamente un numero.
“Dottor Manganelli?”
“Sì.”
“Riconosce la mia voce?”
“Certamente, lei è…”
“Niente nomi, per favore. Questa linea non è sicura.”
“Come vuole. Che posso fare per lei?”
“L’ho chiamata a quest’ora di notte perché sono venuto a conoscenza di un fatto gravissimo che richiede un intervento immediato al massimo livello.”
“L’ascolto.”
“Il Presidente del Consiglio è stato assassinato…”
“Ma che dice!”
“Non mi interrompa, per favore. Non ho molto tempo. Il Presidente del Consiglio è stato ucciso con un colpo di pistola nella sua attuale residenza, nel castello di Tor Crescenza. Si tratta di un complotto in cui sono implicati nomi eccellenti, e anche membri del governo. In questo momento i congiurati si trovano nel castello e il cadavere è nascosto in una ghiacciaia, nei sotterranei.”
“Un colpo di stato! E’ incredibile! Ma lei come…”
“Questo non ha importanza. Lei deve intervenire immediatamente, prima che gli assassini si organizzino.”
“La sorveglianza del castello è affidata ai servizi. Mi metto subito in contatto…”
“No! Ho ragioni per ritenere che i servizi siano anch’essi implicati…”
“Un brutto affare, allora. Si rischia una guerra civile.”
“Appunto. Le chiedo di intervenire immediatamente con agenti di sua fiducia. I congiurati devono essere arrestati e messi in sicurezza, nel più assoluto riserbo.”
“Agli ordini, Eccellenza. Può contare su di me…”
“In questa situazione non sono ammessi errori.”
“Non ci sarà nessun errore, stia pure tranquillo.”
“Bene. E’ tutto.”
Depose la cornetta. “Ora devo agire in fretta” disse fra sé.
Uscito dalla stanza, l’uomo si avviò tranquillamente per il corridoio, scese una scala, aprì una porticina seminascosta da un tendaggio. Uscì all’aperto.
Poco lontano era parcheggiata una macchina. L’uomo si mise alla guida, avviò il motore, imboccò la stradina verso l’uscita. Salutò con un cenno della mano il militare di guardia e si dileguò nella notte.
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