Morgan – Il canto (1956)

Cantava, cantava felice
e la melodia
filo sottile
s’attorcigliava leggera
ad un raggio di sole
sì che musica e luce
erano una sola cosa.
D’intorno il bosco taceva
ed io, immobile sul mio giaciglio,
guardavo il pulviscolo danzare
sul tempo di quella musica.
Cantava, cantava felice
lo sconosciuto cantore
che, timido,
si nascondeva fra i rami.
Scendeva dall’alto
una cascata di trilli,
un acquazzone di note.
Così con gli occhi socchiusi,
fingevo di non esistere;
pensavo di essere
una parte del bosco
forse una radice
o un mucchio di foglie appassite.
Ero la musica e il raggio di sole,
ero la polvere che vi danzava,
ero l’aria che attraversava,
ero la terra che l’accoglieva.
Poi, d’improvviso,
il tremulo filo di voce
esitò,
si ruppe,
tacque.
Sentii risorgere allora
d’ogni parte il fruscio della vita,
sentii di nuovo pulsare
lungo le vene il sangue,
sentii di nuovo più vivo
il mio dolore.

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